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Hayden: "Avrò sempre l'amaro in bocca per i miei anni in Ducati"
Cinque anni sono un periodo molto lungo nella carriera di un pilota, ed è esattamente questo il tempo che Nicky Hayden ha trascorso in qualità di pilota ufficiale Ducati. Prima di salutare la squadra italiana per far posto al neo acquisto Cal Crutchlow, il ‘Kentucky Kid’ ha ricevuto Valencia innumerevoli attestati di stima da parte del team italiano - che di sicuro non lo hanno lasciato indifferente - ma anche per lui era arrivato il momento di pensare al futuro e tentare una nuova sfida, che ha preso i contorni del Team Aspar di Jorge Martinez e della Honda RCV1000R.
Dopo un lustro passato alle prese con la scorbutica Desmosedici, Hayden è certamente impaziente di tornare su una moto realizzata dal marchio con cui ha conquistato il suo unico titolo Mondiale (nel 2006 con il team ufficiale Repsol Honda), ed in una recentissima intervista rilasciato al magazine americano OTOR (On-Track Off-Road) ha parlato diffusamente della trattativa che lo ha portato a firmare con il team spagnolo, delle speranze per il futuro e del suo tormentato ‘lustro in rosso’. Ne riportiamo alcuni dei brani più significativi:
“[Il passaggio da Ducati ad Aspar Honda] sarà un altro grande cambiamento per me, ma davvero non vedo l’ora. Penso fosse arrivato il momento di cambiare e provare qualcosa di diverso perchè quella moto [la Desmosedici] ed io non facevamo risultati. Sono impaziente di tornare con Honda, perchè mi sono sempre trovato bene con loro e, crescendo, sono sempre stato un uomo-Honda. Si apre una nuova fase, bisogna andare avanti e tornare al lavoro.”
Riguardo al suo periodo in Ducati, Hayden conferma di aver instaurato negli anni un grande rapporto con tutto il personale del team, ma non altrettanto con il bizzoso prototipo di Borgo Panigale:
“Il team era fantastico. Tutti mi avevano detto di quanto fossero bravi ed appassionati, e questo era vero. Ma mi era anche stato detto che la moto era molto difficile da guidare, ed anche questo era vero. Ducati è un grande ‘brand’, e vorrei davvero aver ottenuto di più con loro. Nel 2010 abbiamo fatto dei risultati discreti, riuscendo a lottare nella Top 4 con buona regolarità. Anche i tifosi Ducati sono fantastici, molto appassionati, e al World Ducati Week mi sono sempre divertito moltissimo. E’ stata un’esperienza unica, ma la cosa più importante sono i risultati. Quindi non voglio raccontare str***ate: quando guarderò ai miei anni in Ducati avrò sempre l’amaro in bocca, è questa la verità.”
Sulla sua ‘fedeltà’ al marchio Ducati nonostante la mancanza di risultati e le difficoltà incontrate nei cinque campionati vissuti insieme:
“Penso che questo dimostri qualcosa, ho cercato di rimanere motivato ed affamato. Alcuni piloti invece hanno provato a squagliarsela il prima possibile. Ducati ha provato un pilota, poi un altro, e poi un altro ancora, ed io sono orgoglioso di essere rimasto. Ne ho sentite di tutti i colori, del tipo “prendiamo Biaggi” e così via, ma l’hanno provata in molti. Alla fine non si tratta solo del pilota, anche se so che molta gente la pensa diversamente. Gli stessi ingegneri Ducati ad esempio non la pensano così: l’hanno fatta provare a De Angelis, e anche ad un altro pilota italiano giusto prima di Valencia. Ma ripeto, non è solo una questione di pilota: deve esserci una combinazione di fattori, ma sono contento di essere rimasto fino alla fine.”
“Io sono piuttosto testardo, e non ho mai pensato di andarmene. Ci ho sempre creduto, specialmente quando c’era Filippo [Preziosi, ex responsabile del reparto corse ‘lasciato libero’ a fine 2012]. Credevo molto in lui, lo avevo visto vincere il campionato contro Honda e Yamaha nei suoi primi anni. Nel 2010 avevo ricevuto delle offerte per andare da altre parti, ma continuavo a pensare che avremmo potuto ribaltare la situazione. Ho cominciato a perdere la speranza quest’anno: quando hanno mandato via Filippo, non hanno messo nessuno al suo posto capace di riempire quel vuoto e trasmettere fiducia a me e al team. Poi le cose sono precipitate.”
L’entusiasmo di Hayden per il ritorno in Honda è comunque palpabile. La RCV1000R probabilmente non sarà in grado di competere con i migliori prototipi della MotoGP, ma l’americano si dice consapevole di questa realtà e comunque desideroso di regalare grandi soddisfazioni al suo nuovo team:
“So che si tratta solo di una moto ‘di produzione’, capisco che ci saranno dei limiti, ma lo sapevo anche quando ho firmato. Quando si tratta di moto, Honda è il numero 1. Probabilmente la gente leggerà queste affermazioni e dirà: “per forza [che lo dice], è sotto contratto con Honda”, ma io sono cresciuto con loro. Quando ero in Ducati dovevo comprarmi da me le moto da cross, e ho sempre preso Honda perchè mi piacciono. Ho ancora molti amici lì [in Honda] e ho avuto sempre un grande supporto da Honda America. [L’accordo con Aspar] non è stato facile da finalizzare, specialmente perchè era Ottobre, quando è andato a monte l’accordo con Aprilia. Devo ringraziare Livio Suppo, che mi ha dato una mano, e gli amici di Honda America, che ci hanno messo i soldi anche se eravamo in là con i tempi.”
Come per molti altri prima di lui, anche per Nicky Hayden si avvicina inesorabile il momento in cui dovrà per forza di cose misurarsi con la sua carta d’identità. Lo statunitense si rende perfettamente conto che la fine del suo rapporto con Ducati potrebbe anche significare la sua ultima esperienza da pilota ‘ufficiale’, ma non per questo si dice in debito di motivazione, anzi:
“Non sono uno stupido, e so che a 32 anni inizio a diventare un po’ vecchio per questo sport. Ma le carriere adesso durano un po’ di più ed io sono ancora molto motivato. Scopriremo come va la Honda durante l’anno, e da quello capiremo cosa sarà possibile ottenere, anche se so che le occasioni davanti a me saranno meno di quelle che ho lasciato alle spalle. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che la mia carriera in MotoGP fosse finita, avevo anche iniziato a parlare con alcuni team del Mondiale Superbike, ma non era affatto quello che volevo. non sono ancora pronto per mollare la MotoGP, e non mi è piaciuto pensare quelle cose quando go saputo che Ducati i avrebbe scaricato. Non mi aspettavo di avere tante opzioni, ma per fortuna le ho avute.”
“La gente mi diceva: “Perchè non vai nel Mondiale Superbike? Li le cose sarebbero più semplici per te.” Forse era vero, ma io non sono alla ricerca di cose semplici. Preferisco essere in grossa difficoltà al più alto livello possibile, ed è per questo che corro, se mi fossero piaciute le cose facili mi sarei comprato una cruiser per farmi qualche scampagnata di domenica.”
“Il detto “l’età è solo un numero” è abbastanza vero, e ci sono piloti che a 30 anni hanno ancora da dire di più rispetto a altri piloti di 20 anni. Siamo tutti diversi, e le persone arrivano al proprio apice in età differenti. Penso che in questo sport sia possibile durare di più con il giusto allenamento e una buona conoscenza medica. Penso anche che la passione e la voglia abbiano un ruolo molto importante. Oltre alle possibilità dell’organismo, bisogna avere anche il fuoco dentro. Sicuramente il motocross è più faticoso per il corpo, ma questa è un’altra storia: nelle gare in pista, se ci si prende cura di se stessi, è possibile allungarsi la carriera.”