
Ricordo tutto di quel giorno. Era un sabato come tanti, mia madre era tutta presa dai preparativi per i festeggiamenti della mia prima comunione del giorno dopo, io pensavo solo ai regali che avrei ricevuto.
Mio padre tornò a casa in lacrime.
Disse solo "Si è amazzato Gilles a Zolder in prova". Lo ripetè 3 volte. Quasi per togliersi un peso. O per accettare il fatto.
A 11 anni la morte è un concetto lontano. Molto lontano.
A 11 anni segui le gare perchè hai il tuo eroe. Il tuo idolo. Nella F1 di allora il mio era Gilles.
Mio padre accese la televisione, ma allora non c'erano i vari TG24 di oggi.
Passammo alla radio. Ma nulla.
Internet era ancora in cantiere.
Nessuna notizia. Qualche flash che indicava che Gilles era stato ricoverato. In condizioni disperate.
A 11 anni ricoverato lo leggi come "vivo". E mi tranquillizzai.
Arrivò il TG1 delle 20. E quelle immagini. Mio padre le guardò con tutti quei replay assurdi.
Gilles era in coma.
Io avevo 11 anni. Mio padre cercò di spiegarmi, da buon medico qual'era, che le lesioni riportate erano fatali. Non era vivo. Era tenuto in vita per attendere l'arrivo di Joanna dal Canada.
Disse solo "E' colpa di quel bastardo di Pironi".
Smisi di seguire la F1 quell'8 maggio. Non avevo ben capito cosa avesse fatto Pironi, ma poco tempo dopo venne punito dal fato allo stesso modo. Ne uscì ferito, ma vivo. Ma il fato si ricordò di lui anni dopo, in mare.
E capìì che Pironi doveva averla fatta grossa per avere gli dei contro in quel modo.
Solo oggi capisco quanto l'aveva fatta grossa. Solo oggi che mi rendo conto che Gilles è immortale e che quel 27 è diventato un simbolo indelebile.
Troppo poco la morte per fermare il mito.
Salùt Gilles.