di Alex28 il domenica 6 novembre 2011, 21:35
VALENCIA – La voce è rotta dall’emozione e Loris Capirossi fatica addirittura a parlare. L’ultimo GP della sua carriera – ripercorriamola con i numeri: 328 GP (27 in 125, 84 in 250, 217 in 500/MotoGP), 29 vittorie (8+12+9), 99 podi (20+37+42), 41 pole (5+23+13), 32 giri veloci (4+18+10), tre titoli mondiali (2 in 125, uno in 250) – lo sognava sicuramente differente, ma le circostante hanno voluto che fosse piuttosto malinconico e non certo per il nono posto con il quale ha chiuso il GP di Valencia.
“E’un momento triste – racconta desolato -, per tutto quello che è successo. Non sto bene, ho male al cuore, sono giù di morale, perché speravo che tutto non finisse così. Non per la mia carriera, perché era giusto che finisse in questo momento e, prima di prendere questa decisione ci ho pensato tanto, ma per Marco (Simoncelli, nda). Sono una persona di cuore, che si affeziona, che sente il rapporto umano. Lui era un bimbo: quando io ero già nel mondiale, lui aveva solo due anni. Questa è una cosa tristissima, che mi rimarrà sempre dentro al cuore. Sono contento di aver corso con il 58, anche se ho dovuto rinunciare al 65 per l’ultima gara. Ma l’ho fatto con piacere e perché Marco se lo meritava e lui con me ha fatto l’ultima gara del mondiale. Adesso lui non c’è più, la vita continua. Io sarò dall’altra parte della barricata, non sarò più protagonista, però sono felice e fortunato, perché in questi ultimi 22 anni ho fatto quello che mi piaceva, che sognavo da bambino e che amavo. Quindi mi ritengo un privilegiato, perché nella vita ho fatto quello che volevo fare. Non proverò le moto domani (Loris, come premio per la sua carriera, avrebbe dovuto provare tutte le 800, nda), non ho voglia, mentre questa gara era giusta farla per il suo ricordo, ma non ho voglia di fare niente di più. Non so come hanno vissuto gli altri il giro d’onore per Sic, ma io l’ho vissuto male, perché sono cose che speri non succedano mai. Soprattutto mi metto nei panni del babbo, di Rossella (la mamma di Sic, nda) Martina (la sorella, nda), che sono a casa. Noi siamo qui, il circo è comunque andato avanti, mentre loro sono a casa senza Marco. L’ho vissuta con tanta tristezza, perché c’era un’aria diversa, così vuota. Sì, forse tutti i piloti si sono uniti per ricordarlo, ma la cosa più schifosa è che non c’è più”.
Loris, in passato dicevi che quando ti saresti ritirato non saresti rimasto nell’ambiente: invece hai scelto di lavorare per la Dorna e per la sicurezza.
“Ho preso questo decisione per tanti motivi. Tutti i piloti che corrono nel mondiale sono forti, ma c’è chi è più fortunato di altri. Io metterò la mia esperienza di 22 anni per cercare di migliorare tanti aspetti, perché tutti i piloti che sono qui meritano il meglio possibile”.
Credi che l’ambiente ti abbia voluto bene in questi 22 anni?
“Sì, credo che la gente mi voglia bene e anche oggi ho avuto una bella dimostrazione d’affetto, quando, nel giro d’onore, sulle tribune si sono alzati tutti in piedi ad applaudire: è stata un’emozione che non vivrò più. Ma non mi lamento, ne ho vissute tante nella mia vita”.
Grazie Loris.
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VALENCIA – Ce l’ha fatta. Anche se l’impresa sembrava impossibile. Per questo, è ancora più bella: Andrea Dovizioso ha centrato l’obiettivo di arrivare davanti a Pedrosa e conquistare così il terzo posto in campionato.
“Finire così il mio rapporto con la Honda è la cosa migliore – commenta felice -: chiudere il campionato al terzo posto, con questo livello, è una grande soddisfazione. E lo è ancora di più esserci riuscito a Valencia, a casa di Dani, nel circuito dove lui è sempre andato fortissimo e io sono sempre stato in difficoltà”.
Andrea ripercorre la gara.
“Ho spinto sempre al 100%, ho fatto una strategia perfetta: lui era più veloce di me, ma ogni volta che mi passava, lo ripassavo immediatamente e cercavo di rallentarlo, di contrastarlo guidando con dolcezza. A causa delle condizioni della pista, ho dovuto montare la morbida anteriore e per questo non potevo spingere più di tanto, per non rischiare di rovinarla precocemente. Sicuramente le condizioni mi hanno un po’ aiutato, ma battere Pedrosa qui è qualcosa di speciale. E’ vero, ho uno stile e un carattere che non entusiasmano in televisione, ma alla fine sono sempre là davanti. Per riuscirci, ho lavorato tanto, in una categoria con livelli estremi e con moto difficilissime: in tanti mi hanno aiutato e voglio ringraziare la mia squadra, il capo tecnico Ramon: è stato emozionante vederlo piangere. Lasciarli mi dispiace”.
Da martedì inizia la nuova avventura con la Yamaha.
“Sono molto eccitato, ho voglia di provarla e fare, finalmente, questo paragone con la Honda. Come avevo già anticipato, proverò sia la 800 sia la 1000, per avere le idee più chiare”.
Dì la verità, Dovi, ci credevi a questo terzo posto in campionato?
“Prima di una gara cerco sempre di vedere tutto positivo, ma, realisticamente, sapevo che sarebbe stata difficile. In quanti avrebbero scommesso che ci sarei riuscito? Probabilmente nessuno e dopo le prove sembrava quasi impossibile. Ma non ho mollato, ho continuato a crederci”.
Cosa è successo in partenza?
“Non so, ho sentito qualcuno che mi toccava dalla parte destra, credo sia stato Bautista (è stato lui, nda). Per quanto mi riguarda, io ho pensato solamente a passare Rossi e impostare al meglio la prima curva”.
Non hai pensato anche a provare a vincere?
“Sì, anche perché nel finale c’erano le condizioni che preferisco, nelle quali mi esalto a guidare. Ho detto: “Ci provo”, riuscivo a stare lì senza prendere rischi, mi sembrava addirittura di avere del margine. Poi ho preso una brutta sbandata e ho pensato che non era il caso di fare cazzate, perché il terzo posto era troppo importante per me. Mi spiace un po’ non averci provato, ma non potevo rovinare tutto”.
Cosa significa questo terzo posto? E’ una rivincita nei confronti della Honda che non ti ha mai trattato troppo bene?
“E’ soprattutto una soddisfazione personale. Siamo in un periodo di tanti talenti, mentre io non sono considerato per quanto faccio. Ma guardo il foglio della classifica e sono lì, terzo in campionato”.
Cosa cambia fare terzo o quarto in campionato?
“Oh, cambia tanto, anche per quanto riguarda il premio finale. E’ chiaro che ci ho pensato: diciamo che è il mio ingaggio per il prossimo anno…”.
In gara hai mai pensato a Simoncelli?
“No. E credo che sia meglio così… A Marco ho pensato nel giro finale: forse c’entra qualcosa che sia riuscito a conquistare un risultato prestigioso su una pista a me sempre ostica”.
Invece, cosa hai provato durante il giro con tutte le moto in pista?
“La cerimonia è stata stupenda, organizzata benissimo. E’ stato incredibile girare con tante moto insieme: mi ha fatto venire in mente quando, da ragazzino, andavo a provare nei circuiti con 60 piloti e moto di tutti i tipi, dalla 125 alla 1000”.
Lorenzo ha confermato che non proverà nei prossimi due giorni: per te è un vantaggio?
“Sicuramente! Non essendoci lui dovranno ascoltare qualcun altro…”.
Alex