signore e signori io capisco tutte le considerazioni fatte fin qui e voglio anche dire che sono molto felice, da italiano oltre che da motociclista che un marchio storico e italiano come l'aprilia abbia sfornato un oggetto così performante, innovativo e diciamo anche abbastanza bello (però il frontale non mi piace proprio, neanche quelle pinnette barocche sulla coda e poi la solita plasticaccia e le rifiniture in zona cruscotto...

... va bè... ). Però da qui a dire che da un inciampo (chiamiamola sfiga) del genere l'immagine dell'azienda ne esca forte, seria e solida ce ne passa. Negli anni ne ho sentite di cotte e di crude sull'aprilia, ricambistica e assistenza comprese e dico che se vuoi dare un colpo di spugna al passato la ciambella ti deve riuscire col buco al primo colpo. Chi non ha mai avuto aprilia, tipo me a parte il mitico ET 50 da ragazzino, da questa storia ne trae una conclusione affrettata. Chi ha già "patito" dirà in modo altrettanto affrettato: "ecco ci risiamo". Noi italiano siamo poco seri su certe cose. Siamo bravissimi a creare magnifici prodotti scintillanti in oro e pietre preziose con studi pazzeschi e innovativi sul design e sulla componente "fashion" e poi capita che vai a guardarci dietro ed è una quinta teatrale dipinta e tenuta su con puntelli di legno. Dico queste cose col cuore in mano perché mi dispiace davvero tanto e mi auguro che sia solo un malaugurato colpo di sfiga, Però l'Aprilia non è nè da lodare, nè da giustificare per questo: i motori li deve cambiare, deve cambiare tutto, anzi, davvero dovrebbe ritirare quelle moto dal mercato e deve anche farlo muta e con la coda fra le gambe.
Si sa che una cattiva azione vale molto di più di cento buone, è così purtroppo. E infatti, la Benelli è diventata cinese per colpa dei difetti di quelle moto geniali che erano la TnT e la Tornado e tra un po' va a finire che farà solo scooter. Quindi, occhio a giustificare troppo perché qualche bella sferzata subito può evitare quella tendenza alla faciloneria che i popoli mediterranei hanno allo stadio latente.
Abbracci e bacioni
