“Conquistare un mondiale è già qualcosa di speciale, ma in pochissimi possono avere il privilegio di trionfare nel GP di casa e festeggiare insieme ai propri tifosi e alla propria famiglia: ho talmente tante emozioni che tutto mi straborda da dentro”.
Dopo la sbornia sul podio, con migliaia di appassionati festanti, il neo iridato ha risposto a un po’ di domande: ecco le risposte più significative.
EMOZIONE: “Sicuramente è la più grande emozione della mia vita: solo a febbraio, quando nascerà mio figlio, proverò una sensazione più bella di questa”.
LORENZO: “Sono veramente amareggiato per quello che è successo a Lorenzo: mi spiace aver vinto il titolo così, se lui fosse stato in pista sarebbe stato più difficile, avrei dovuto rimandare la festa in Malesia”.
MONDIALI A CONFRONTO: “Nel 2007 nessuno aveva fiducia in me, tutti dicevano che vincevo solo grazie alle gomme Bridgestone o per la potenza della Ducati, mentre adesso vengono riconosciuti i miei meriti. Insieme alla squadra abbiamo fatto un lavoro straordinario, trovando un ottimo bilanciamento della Rc212V, riuscendo a salire sul podio anche nelle giornate negative. In definitiva, direi che questo titolo mi dà più soddisfazione: il primo è stato un sogno, questo è la realtà”.
PEDROSA: “Dani ha avuto le sue possibilità, ma è stato davvero sfortunato, penalizzato da tanti incidenti, altrimenti anche lui avrebbe potuto conquistare il titolo con la Honda”.
DIFFICOLTA’: “Gli ultimi due anni erano stati un po’ difficili, ma il 2011 è stato fantastico, oltre ogni mia aspettativa: con una nuova moto ho conquistato nove successi e 15 podi. E’ stato davvero fantastico avere avuto l’opportunità di correre con la Honda. Sinceramente non mi aspettavo di vincere così tanto”.
GARA PIU’ BELLA: “Laguna Seca e Brno sono state le gare più belle. Ma anche quando eravamo in difficoltà, sono riuscito a salire sul podio: insomma, è stata una grande stagione”.
ERA 800: “Sono il pilota che ha vinto di più nell’era 800, ma non sono affatto dispiaciuto che dall’anno prossimo ci saranno le 1000. Anzi, mi piacciono molto di più, perché mi trovo meglio con le moto potenti, mi sento più a mio agio, si derapa di più con la gomma posteriore. In definitiva, credo che le 1000 saranno molto più divertenti”.
MOTIVAZIONI: “Non mi servono motivazioni extra per continuare a vincere, le ho sempre avute nella mia carriera, anche quando le cose andavano male. Nel 2012 potrò conoscere ancora meglio la Honda: questa è una motivazione più che sufficiente”.
I numero della carriera di Casey Stoner
2011: Campione del Mondo MotoGP
Vittorie nel 2011: 9
Pole position 2011: 11
Podi 2011: 15
Prima gara della sua vita: 1989, dirt track
Primo GP iridato: 2001, GP Gran Bretagna, 17° su Honda 125
Prima pole position: 2003, GP d’Italia classe 125
Primo giro veloce in gara: 2003, GP della Catalunya classe 125
Primo podio: 2003: GP Germania classe 125
Prima vittoria: 2003, GP Valencia classe 125
Titoli Mondiali: 2 in MotoGP (2007 e 2011)
GP disputati: 160 (30 in 125, 31 in 250, 99 in MotoGP)
Pole position: 37 (2 in 125, 2 in 250, 33 in MotoGP)
Podi: 78 (10 in 125, 10 in 250, 58 in MotoGP)
Vittorie: 39 (2 in 125, 5 in 250, 32 in MotoGP)
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Il mondiale Superbike è terminato, ma la mente resta a Portimao ed al turbine di emozioni che in Portogallo ha coinvolto il team Althea ed il suo pilota. Nell’arco di una sola settimana Bevilacqua ed i suoi ragazzi sono passati dalla gioia per la conquista del titolo alla preoccupazione per gli avvenimenti che hanno coinvolto l’attività imprenditoriale di Genesio, dallo sconforto per il rifiuto di Ducati di accettare la loro proposta per il 2012, allo sgomento per la possibilità di perdere Checa ed infine alla gioia sfrenata data dalla sicurezza di poter continuare la loro meravigliosa avventura anche il prossimo anno e soprattutto ancora assieme a Carlos. Lacrime di gioia che si sono trasformate in lacrime di dolore e viceversa.
Ma il motociclismo è bello proprio per questo, perché smuove i sentimenti.
Ma non è stato un weekend facile nemmeno per la Ducati. Si perché “la Ducati” non è un entità astratta ma è fatta di persone, di uomini con un cervello ed un cuore. Anche loro in uno stretto periodo di tempo hanno vissuto sentimenti forti quanto contrastanti.
La situazione in MotoGP diventa sempre più preoccupante. In Australia ennesima prova sconcertante di Rossi e della sua moto. Un progetto che si sta rivelando una catastrofe, soprattutto per un’azienda che per quel progetto ha dovuto abbandonare la Superbike.
La Superbike ha fatto la storia della Ducati e la Ducati ha fatto la storia della Superbike. L’azienda di Borgo Panigale ha creato il suo mito e la sua immagine in Superbike. La GP è arrivata dopo.
Roche, Polen, Fogarty, Corser, Bayliss, Hodgson, Toseland e Checa hanno portato a Borgo Panigale 14 titoli mondiali e all’ingresso del Museo Ducati una grande tabella riporta i nomi di tutti i piloti che hanno portato a 300 (ora 306) le vittorie in Superbike. Ma le strategie aziendali devono tener conto dei numeri e non dei sentimenti ed i numeri sono favorevoli alla GP. Più pubblico, più sponsor, più ritorni mediatici che si spera si trasformino in un maggior numero di moto vendute. Non c’è più spazio e non c’è più budget per la Superbike.
E sull’altare della GP stavano per essere sacrificati anche Checa e la sua squadra.
Un team nato due anni fa con la passione di un imprenditore, le capacità di un gruppo di ragazzi di Colleferro e la voglia di rivalsa di un pilota che non aveva mai vinto niente ed era prossimo al ritiro. Una bella favola. Un team privato che sconfigge i team ufficiali e che in una sola stagione conquista due titoli mondiali (marche e pilota Superbike) e due continentali (marche e pilota Superstock 1000). Ma i freddi numeri non consentono di accettare le richieste del team di Bevilacqua, anche a costo di perdere Checa.
Però la Ducati è fatta di uomini con un cervello, un cuore ed una storia. Una storia che non può essere dimenticata. Le Ducati non sono moto qualsiasi. Chi acquista una Ducati lo fa perché acquista un pezzo di questa storia. Chi guida una rossa si sente sempre un po’ Bayliss o un po’ Checa. Scomode e rumorose ma tanto belle e piene di passione. Moto che hanno un’anima, fatte da uomini che sono fieri di produrle. Ed è per questo che “la Ducati” non poteva abbandonare Checa e la sua squadra, ed è per questo che è avvenuto il miracolo e Carlos è tornato a sorridere ed rimasto con la sua “maglietta roja”. Una volta tanto il sentimento ha prevalso sulla ragione e sulla fredda legge dei numeri. Grazie a Checa, al team Althea ed alla Ducati il mito delle rosse di Borgo Panigale continua.
Carlo Baldi








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