Cosi´ netta.
Che divide la citta´ dal Mondo.
Questa linea non ha un nome.
Nessuno l´ha disegnata mai.
Nessuno puo´ vederla.
Chi sta dentro un´automobile non puo´ conoscerla.
E io pero´ la conosco bene.
E la riconosco.
Tutte le volte che vado piu´ in la´.
Quando, con la moto, lascio la citta´
di notte per andare a vedere cosa c´e´ oltre.
E l´aria si fa piu´ fredda.
Umida.
E appaiono i profumi. Profumi che non so dire, che attraversano l´universo davanti al mio naso.
E mi avvolgono in un mondo piu´ tranquillo.
Nel quale entro sereno, guidato dalla luce innocente del mio piccolo faro.
La linea adesso e´ lontana.
I chilometri si arrotolano pigramente nell´orologione illuminato appena.
La lancetta si muove, oscilla ed indica una velocita´ come indecisa.
Ma fuori dalla linea la velocita´ non conta piu´. Nessuno ha fretta.
Nessuno aspetta.
Con gli occhi,distrattamente,seguo un pensiero.
Questo era Carlo Talamo, poeta e sognatore capace però di realizzare i sogni.
Uno dei pochi.
Persona non certo facile, e a volte davvero sgradevole, lunatica, capricciosa.
Ma sognatrice.
Le sue poesia parlavano (e promuovevano) le sue moto, ha portato in Italia Harley e Triumph (consolidando il ruolo dell'Italia e suggerendo nuovi modelli).
I fatti di cronaca di 10 anni fa:
Carlo era in sella ad una delle sue Triumph (la Sprint RS nr. 100.000 Lucifer Orange) e stava percorrendo l'autostrada A12 Livorno-Genova nei pressi di Viareggio. E’ il 29 ottobre del 2002, mancano venti giorni al suo 50° compleanno.
Talamo era entrato alle 11,30 al casello di Livorno e stava percorrendo l'autostrada in direzione nord, probabilmente diretto a Milano. Intorno a mezzogiorno lo schianto: L'imprenditore non deve aver notato che - a causa dei lavori di manutenzione alla siepe spartitraffico in corso nei pressi dell'area di servizio «Versilia», lavori che imbottigliavano tutto il traffico su un'unica corsia - si era formata una coda di un chilometro subito dopo l'uscita di Viareggio. E, quando ha frenato, la moto è schizzata prima sul guard-rail, poi è andata ad infilarsi sotto il furgoncino della Tecno-mec, una azienda di La Spezia specializzata in acciai speciali. «Ero fermo in colonna alla guida del mio furgoncino con tanto di doppie frecce accese - spiega ancora visibilmente scosso Giacomo Regali, ventinove anni, spezzino - quando ho sentito una botta tremenda alle mie spalle. Ho guardato nello specchietto retrovisore per capire cosa fosse successo, ma non ho notato niente. Poi, quando mi sono affacciato dal finestrino, ho visto la moto distrutta e il corpo del conducente sull'asfalto».
Allertata da alcuni automobilisti di passaggio, la centrale operativa del «118» ha immediatamente mandato una ambulanza sul luogo dell'incidente. Ma quando il medico lo ha potuto visitare, Talamo era già morto. Troppo violento l'impatto prima con il guard-rail e poi con l'asfalto. E a nulla è servito anche il casco di protezione regolarmente calzato in testa.
La cronaca ha portato via un filosofo, un visionario, un folle, un appassionato, un puro, un vero motociclista.
Che con il suo pensiero concettuale riassumeva cosa per lui erano le moto.
“Voglio moto vere, non soprammobili da mostrare agli amici, oppure da usare e gettare dopo qualche mese perché è uscito il nuovo modello. Adoro le moto vissute, come quelle dei pony-express di Londra perché sono collage incredibili di pezzi presi qua e là per risparmiare e continuare ad andare in giro. Sono oggetti vivi pieni di quella fantasia che da tanti anni predico tra i miei amici e clienti.”
Ciao Carlo.
