Mi viene consegnata la moto che ero curioso di provare su strada, non in pista.
Perché? Per decontestualizzare e per capire se questi prodotti abbiano un senso o meno se si ipotizza un utilizzo normale, su strada, per passione e piacere di avere un prodotto.
Il percorso lo avevo (da buon maniaco) già studiato a tavolino, mi serviva misto stretto, montagna, misto veloce, traffico di statali e traffico cittadino. Il tutto compatibile con il punto di partenza e calcolando un 90’ di “permesso” di utilizzo. E possibilmente conosciuto.
Sotto il tracciato prescelto.
http://goo.gl/maps/S15IB
Bella da star male. Panigale “S”.

Tutto quello che si può chiedere (anche di più).
Quella chiave in mano (tradizionale, senza ammennicoli strani elettronici), quella “bella figa” li davanti.
“Start”.
Il rumore ti fa chiedere quanto paghino la motorizzazione per far omologare sti scarichi.
Veloce spiegazione dei tasti e delle funzioni (“Ah, ma se hai la MTS questo cruscotto è la versione semplificata del tuo che è un casino di combinazioni di tasti”…….).
Comunque: 3 mappe, Wet, Low Sport, High Sport. Il tutto con relative collegamenti di setup preimpostati (orrendi I connettori sulle forcelle) e ABS.
Me la consegnano in High Sport (maledetti……)
Si parte. (Perché mi tremano le gambe? Diciamo per le vibrazioni va…..No non è vero. Sono eccitato, caxxo!)
Cruscotto: un LCD a colori. Non capisco perché i numeri del contagiri dopo i 6mila diventino gialli fino agli 11mila, lo scoprirò (purtroppo) mio malgrado……

La posizione in sella me l’aspettavo peggio, inteso come più scomoda. Intendiamoci, la sella è scomoda, non c’è, è un patchwork attaccato al codone. Ma i semimanubri sono larghi, larghissimi. L’848 al confronto era da tortura cinese, questa no. I polsi sono ovviamene caricati, ma molto meno rispetto alle “vecchie” Ducati SS e SBK.
Il baricentro è ottimo, uscendo da Como nel traffico non ci sono problemi di sorta anche alle basse velocità. La frizione è di burro, il motore sembra “vuoto” sotto questo permette di trotterellare tra le macchine senza affanno.
Due difetti subito evidenti: il serpentone sottosella ti fa prenotare un esame per le emorroidi dopo pochi chilometri in coda a causa dei 50° percepiti sulla sella, gli scarichi, tanto belli esteticamente ed evidentemente funzionali, quando hai i piedi a terra ti sparano i gas sulle caviglie costringendoti a pose innaturali da fermo.
Si esce da Como, via per l’amata Lariana.
Prima erezione: il cambio elettronico. E’ assurdo, guadagni metri su metri, anziché poter godere di “pause fisiologiche” che solitamente permettono di prendere fiato.
Qui no, le marce entrano accompagnate da colpi di fucile allo scarico. Da caxxo duro…..
Quando la Lariana inizia un pelo a distendersi, inizio a spingere. E capisco mio malgrado il colore del contagiri.
Passati i 6mila in seconda la moto parte con effetto entrata in coppia di un 2 tempi, la ruota anteriore decolla in modo decisamente cattivo (troppo cattivo per essere su strada), convinto di fare una contromossa butto dentro la terza peggiorando decisamente il contesto già critico…..con il cambio elettronico il calcio che viene dato alla progressione porta ad un “presentat’arm” tutt’altro che gradito, e solo la chiusura del gas evita che prosegua il tratto di rettilineo sulla schiena con in braccio la…..bestia (si, perché è inumana).
Mi fermo. Le parlo. E imposto la mappatura su “Sport Low”.
Riparto. Ora non mi freghi.
La Lariana fino a Bellagio alterna tratti stretti e molto guidati a tratti più veloci altrettanto guidati, e l’asfalto non è regolare.
Una volta ammansita a livello elettronico e una volta prese le misure con questo bicilindrico da suicidio, ti senti davvero in sella a una moto da gara.
Il TCS è sempre in funzione, la ruota davanti ti prende per il culo regalandoti scariche di adrenalina assurde, la frenata è pazzesca, e tutta l’elettronica sembra fare egregiamente il suo dovere per evitare che ci si uccida subito.
La guida è….strana. Non è la classica Ducati dura e legnosa da inserire, monotraiettoria, rigida e spacca polsi.
E’ oltremodo “morbida”, anche se richiede un leggero anticipo nell’entrare in curva. Mi spiego meglio. Con l’848 dovevo stare attento a non anticipare troppo gli ingressi per evitare di picchiare sui muri/guard rail interni. Con la MTS devo anticipare soprattutto per la mole e i trasferimenti di carico. Ecco, la Panigale è una via di mezzo.
Entra precisa quando glielo si impone senza sorprendere con scarti improvvisi.
Ha solo una leggera deriva che è più psicologica che reale, dettata dal fatto che non si è “sopra la ruota davanti” come con le altre Ducati.
Evidente effetto di un telaio che non c’è e di una “L” che è diventata quasi “V”.
Ora, su strada è un pregio, in pista non lo so. Non so se lo sportivo Ducati possa apprezzare questa caratteristica (abituato a un anteriore più granitico almeno a sensazione), sicuramente è apprezzabile da chi non ha mai guidato Ducati sportive.
Arrivato a Bellagio punto a Lecco (più o meno la strada è simile alla Lariana), potendo contare su strada praticamente deserta e potendo quindi alzare un pelo il ritmo.
E quando inizi a giocare devi iniziare a guidare col corpo, non bastano più le sole braccia.
La moto sotto di te è piccola e stretta, ma non ti da mai la sensazione di “scapparti via da sotto”.
Sei ben incuneato nella porzione di guida e quindi sono le braccia che devono sopportare sollecitazioni pazzesche sia in accelerazione che frenata (con le gambe che alternano apertura per la guida e chiusura serrata per evitare coglionate in frenata).
Salgo verso Asso per trovare una Panigale che si diverte (e che fa divertire) anche in montagna, i tornanti sono sono un problema, l’uscita lo diventa nel momento in cui devi dosare il gas per evitare sgradite impennate.
E’ si una moto tutta elettronica, ma il gas va comunque dosato (il che, alla fine, non è male per nulla).
Arrivo ad Asso, mi fermo per una pausa e mi rendo conto di essere “il bullo del Paese con a fianco la figa che tutti vorrebbero”.
Bastano 5 minuti per sembrare di essere un pilota di motomondiale in sala stampa (il che gratifica molto l’ego di chi ha speso 25mila euro, ritengo).
Mi rendo conto che, nonostante il contagiri si guardi poco, non ho mai avuto il coraggio (nè la reale possibilità) di tirare un paio di marce fin “lassù”.
Il tratto che punta da Asso a Erba è il luogo ideale per farlo, strada ampia, curvoni veloci, visuale lunga.
E allora che sia. Seconda marcia, gas pieno.
A 6mila si alleggerisce, poi decolla. Butto dentro la terza, fa finta di scendere, poi risale, più costante.
E via la quarta, ma a quel punto sono ben al di sopra dei limiti (anche miei), e imposto la staccata per la rotonda che arriva veloce come se ti venisse in incontro anche lei…..frenata assurda, frizione antisaltellamento da riferimento.
Dentro, “S”, uscita, e via di nuovo, stavolta anticipo la cambiata in terza e aspetto che arrivi la botta. Stavolta è più contenuta, e permette anche di godersi la traiettoria del curvone.
Si torna sulla statale, rientro verso Como insieme al traffico del fine settimana.
Paciosa, mai difficile, ora mi rendo conto “fin vuota” sotto (intendo dire ora che ho visto cosa sa fare...).
Arrivo al concessionario 90 minuti dopo circa.
Riconsegno “la modella”. La ringrazio.
“Allora, com’è?”
“Se quando avevo 28 anni ci fossero state moto così, oggi non sarei qui”
PRO:
- Sensazioni da moto race replica vere
- Sound
- Prestazioni
CONTRO:
- Confort
- Cambio duro
- Calore scarichi
Se la prenderei? Subito. Solo l’R1 del 1998 mi aveva fatto cagare addosso così.
Cosa ne farei? Anche nulla. Solo il fatto di averla sarebbe una figata!
Non oso pensare cosa siano 1000RR e RSV4. Preferisco starne alla larga.........