REGGIO CALABRIA - Non è durata molto la latitanza di Donato Fratto, 54 anni, residente in Svizzera, considerato esponente di primo piano della 'ndrangheta, arrestato oggi al porto di Genova, dove si stava imbarcando con la moglie per la Sardegna. Era ricercato dall'8 marzo, il suo volto compariva tra le foto segnaletiche dell'operazione "Crimine 2", coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e Milano, considerato l'anello di congiunzione con i clan attivi in Germania.
A stanarlo dal suo rifugio elvetico e a portarlo dritto dritto nelle mani delle forze dell'ordine è stato l'irresistibile richiamo della sua più grande passione: le motociclette. Un amore, le due ruote, di cui gli inquirenti erano a conoscenza. Monitorando il calendario degli eventi, i carabinieri hanno annotato che a maggio era in programma in Sardegna un importante motoraduno. E che Fratto si era iscritto fornendo vere generalità e inserendo sul sito della manifestazione una sua foto in sella alla sua motocicletta. Messa in piedi una serie di controlli mirati, i carabinieri hanno infine sorpreso Fratto a Genova, mentre a bordo della sua moto giapponese e con tanto di consorte al seguito, stava per imbarcarsi su una nave diretta in Sardegna.
Fratto era ricercato con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso. Il latitante, secondo quanto riferito dai carabinieri, è stato più volte intercettato mentre parlava con il boss Bruno Nesci, massimo rappresentante delle cosche in Germania, del rinnovo della cariche di vertice all'interno delle cosche reggine. Fratto, inoltre, preannunciava la visita di affiliati alla 'ndrangheta nel locale" di Frauenfeld, in Germania, acquisendo anche informazioni sul numero di affiliati presenti nel locale di Singen. Fratto, secondo gli investigatori, avrebbe svolto anche un ruolo nel dirimere i contrasti tra gli affiliati alla 'ndrangheta appartenenti ai locali" della Svizzera e della Germania.
L'operazione "Crimine 2" ha rappresentato il seguito della "Crimine" che nel luglio dello scorso anno ha portato all'arresto di 304 persone, svelando gli interessi della 'ndrangheta nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, e anche in alcuni Paesi del nord Europa.


