di CAVALIER il venerdì 26 febbraio 2010, 18:20
l luogo dove mi trovo, e le riverenze in che ebbi sempre e tengo tuttora lo stato che vossignoria professa, infrenano a forza il giusto mio sdegno. Perciò, e per essere coerente a quanto dissi altre volte, e sapendo io, come sa tutto il mondo, che gli uomini di toga non conoscono altre armi che quelle delle donne, vale a dire la lingua, non entrerò in una ineguale tenzone con vossignoria, da cui m'aspettavo piuttosto buoni consigli che infami vituperazioni. Le sante e buone e ad utile fine indirette correzioni, altre circostanze dimandano, ed esigono altri argomenti; e certamente egli è un oltrepassare i confini della discreta riprensione, il farla in pubblico e sì aspramente. I buoni consigli si fondano sulla piacevolezza e non sul rigore insopportabile; né certo è ben fatto che si accusi di pazzo e di balordo quel tale che si crede in difetto, se non si conosca bene di che difetto si tratta. E che ciò sia vero, dicami vossignoria, quali sono le follie che in me ha veduto per segnare la mia condanna e per vituperarmi, col trarre la conseguenza e il comando che io torni al buon governo di casa mia, di mia moglie e dei figliuoli, senza sapere neppure se io abbia e casa e moglie e figli? Diremo noi che sia un retto procedere lo entrare all'impazzata nelle case altrui a governare i padroni, e poi per aver data quella misera educazione che può darsi ad un pupillo, colle viste di un basso e vile interesse, e senza aver veduto di tutto il modo più che venti o trenta leghe, alzar cattedra arrogantemente per dar leggi alla cavalleria e per giudicare dei cavalieri erranti? Sarebbe per ventura inutile assunto o tempo male impiegato quello che si consuma in vagare per il mondo, non già cercando le delizie che dare potrebbe, ma sì bene le asprezze, per mezzo delle quali si alzano i buoni al seggio dell'immortalità? Se mi tenessero per insensato, i cavalieri, i potenti, i generosi, quelli di alti natali, io lo avrei per irreparabile affronto; ma nulla io valuto l'essere tale considerato dai saccenti che mai non calcarono i sentieri della cavalleria. Cavaliere son io, e cavaliere morrò, se piaccia all'Altissimo. Vanno taluni per gli spaziosi campi della superba ambizione, altri per quelli dell'adulazione bassa e servile, altri per quelli della ingannevole ipocrisia, e pochi per quelli della vera carità: ed io, guidato dalla mia stella, batto l'angusto calle della errante cavalleria, pel cui esercizio ho in ispregio le ricchezze e tengo nel massimo conto l'onore. Ho vendicato ingiurie, ho drizzato torti, punito temerità, vinto giganti, abbattute fantasime; sono innamorato, ma non altro se non perch'è giuocoforza di esserlo ai cavalieri erranti, ed essendolo, non entro nel novero degl'innamorati viziosi, ma dei platonici continenti: sono poi diretti sempre a buon fine i miei divisamenti, che l'altrui bene hanno in veduta, né pregiudicano alcuno. Se colui che pensa in tal modo, se colui che così opera, se colui che in questo si esercita può chiamarsi balordo, lo dicano le grandezze vostre, duca e duchesse eccellenti.»
Ma cosa mai avrò voluto significare con questo mio dire!!!???
L'importante è GIOCARE sempre, a qualsiasi età!!