Burgess non ha nascosto la sua delusione per due anni in Ducati senza avere ottenuto risultati.
“Sento che avremmo potuto fare meglio ed è qualcosa che mi porterò nella tomba – ha ammesse – Non abbiamo vinto né una gara né un campionato e non siamo riusciti a mettere Valentino nelle condizioni di rimanere in Ducati. Questi erano i nostri principali obiettivi. Siamo saliti sul podio, ma appena tre volte in 35 Gran Premi, non è certo quello che speravamo”.
L’australiano non ha cercato scuse e allo stesso tempo ha

“Pensi che con l’arrivo di Audi al comando ci sarà un cambiamento, ma la cosa più deludente è non potere vedere Valentino un altro anno su quella moto – ha continuato – Capisco il suo punto di vista, vuole essere competitivo e la pressione in un ipotetico terzo anno in Ducati sarebbe stata grande”.
Non resta che concentrarsi sulla M1, su una moto che il Dottore aveva fatto crescere e che può esaltare il suo stile di guida.
Forse sarà l’ultima occasione della sua carriera per essere al vertice e lottare per la vittoria. Però non sono gli aspetti tecnici in questo momento al centro dei pensieri di Burgess, il capotecnico non ha dimenticato quelli più umani.
“Imbarazzante non è la giusta parola per descrivere il ritorno in Yamaha, ma a Valentino è stata tirata un’ancora di salvezza e ci siamo aggrappati anche noi” le parole dell’australiano che non ha evitato neanche un altro problema: per fare spazio a lui e ai suoi uomini altri tecnici sono stati lasciati a casa.
“E’ andato via il capomeccanico di Spies e anche altri ragazzi, bravi meccanici – ha riflettuto – Sono persone con famiglia e mutui da pagare e adesso sono in cerca di un lavoro. La MotoGP come è adesso non mi fa sentire molto bene, non ci sono tanti posti liberi. Non è una cosa che riesco proprio ad accettare”.


