Leggendo un paio di articoli di Rivola e vedendo un approfondimento sulla Mach IV, o "bara" come veniva chiamata la Kawasaki 750 tricilindrica, mi sono reso conto che nei lontani anni '70 accadde qualcosa che oggi non potrebbe più accadere.
In pista l'MV 500 dominava la scena. Con prestazioni di tutto rispetto, ben 78cv a 12.000' (come dichiarato dalla casa varesina).
Ma mentre in Europa (allora il mondiale di fatto si correva solo nel vecchio Continente) veniva considerata un riferimento, negli USA, già patria della famosa 200 miglia di Daytona, stava accadendo qualcosa di curioso.
C'erano moto giapponesi, con motori 2 tempi, che garantivano prestazioni ben superiori alla Regina MV.
Motori che arrivavano da prodotti di serie.
Kawasaki in testa (prima con la 500, poi con la 750) seguita da Suzuki e Yamaha (quest'ultima ancorata inizialmente ai 350cc) presentarono prodotti di serie in grado di tirare fuori 100cv alla ruota sfruttando il ciclo a due tempi (anzichè quello a quattro).
Ecco che negli USA iniziarono a nascere preparatori che posizionavano tali motori (con poche modifiche) su telai sperimentali, ed così a Daytona dei 350cc due tempi se la giocavano tranquillamente con dei 500 a quattro.
E nel momento in cui queste moto, vere e proprie derivate di serie, varcarono l'Oceano, la Regina MV venne surclassata anche nei circuiti mondiali.
I due tempi "made in Japan" vennero sdoganati proprio da Francesco Costa, che invitò alcuni piloti alla 200 miglia di Imola del 1972.
E da lì fino al 2002 questi motori, opportunamente evoluti, divennero il riferimento delle competizioni. Scomparendo, però, dalla scena commerciale.
Impensabile tutto ciò al giorno d'oggi.
Provo un pelo di invidia per chi, a quei tempi, poteva comperare in concessionario dei mezzi "sulla carta" superiori (in termini di prestazioni pure) alle moto che dominavano la scena mondiale.
Per un confronto tra le regine dell'epoca qui sotto un link al test comparativo di Motociclismo
http://www.motociclismo.it/suzuki-gt-38 ... e-moto-257